TUTTI NEL PALLONE RUSSIA 2018

STUPENDO NUOVO SEMINARIO

Al nostro Vescovo Mons. Antonio Santarsiero non manca certo la capacitá di sognare e poi di realizzare i sogni anche quelli che sembrano impossibili.
Dopo 11 anni il sogno di un Seminario diocesano bello, grande e pieno di 100 giovani é stupenda realtá dal 19 marzo 2018. Per chi é di Milano il paragone si puó fare con il Seminario di Venegono, pur tenendo presente le proporzioni tra le due Diocesi.


Spazio immenso nel verde, tre blocchi per le stanzette, un auditorio, una grande cappella, aule, refettorio, tutto in modo moderno, spazioso e luminoso.
Una degnissima celebrazione, con tanto di Cardinale delegato dal Papa, ha dato il via ufficiale al “cuore della Diocesi”, questa fucina che sfornerá i nuovi sacerdoti giá proiettati al mondo intero.


Per me é stata l’ultima festa prima della lunga pausa ospedaliera. Non faccio l’elenco delle autoritá religiose e civili presenti, ma voglio ricordare il clima di fede, di liturgia celebrata in tutta la sua belleza e calma , la partecipazione di mille é piú fedeli che seguirono dallo schermo gigante l’arrivo dello Spirito Santo su questo pezzo di terra consacrato al Seminario. Il cardinale onduregno Oscar Rodriguez Maradiaga ha tracciato un profilo unico di San Giuseppe, patrono del Seminario. Il Nunzio apostolico Nicola Girasoli ci ha fatto gridare:”Viva il Papa” anche ricordando la sua recente visita. Monsignor Antonio sprizzava gioia da tutte le parte, quasi a dire: “Ce l’ho fatta, grazie a Dio”.
Come in ogni vera festa non é mancato un pranzo per tutti, “ricco” come qui si dice.


ANCORA IN OSPEDALE

Credevo di aver vinto la battaglia contro il virus polmonare, invece mi attendeva una lunga degenza non piú nell’Ospedale di Huacho ma nella Clinica San Felipe di Lima, per 25 giorni, dal 15 maggio al 9 giugno.
Mi hanno sottoposto a esami accuratissimi di medicina nucleare e hanno scoperto che oltre ai polmoni non funzionavano bene il cuore, l’aorta addominale e un’arteria femorale. Ogni giorno una scoperta in piú sul negativo.

Scatta l’allarme rosso non solo per i medici ma anche per la mia famiglia. Velocissime e preoccupatissime arrivano dall’Italia le mie sorelle suor Dalmazia e Ermanna per formare con Maribel un trio multilingue – italiano, portoghese e spagnolo – che si fa carico di tutti i contatti con i medici, l’amministrazione della clinica, i Vescovi di Huacho e di Milano, le firme dei documenti e soprattutto le ore di tensione durante le varie operazioni chirurgiche seguite dall’attesa del risveglio sempre con il dubbio: “Come é andata, come sta, lo possiamo vedere?” Momenti di schiarite sono state le Sante Messe che sono riuscito a celebrare anche nel reparto di rianimazione. Il respiro e la voce non erano al 100%, mentre il trio d’appoggio faceva le letture e anche i canti nelle tre lingue. Gesú era con noi, comprese le infermiere.
Non dimenticheró mai i due giovani calciatori che sono venuti a donarmi il sangue, uniti ai dirigenti del mio gruppo sportivo. Altre tre persone volontarie hanno fatto lo stesso gesto viaggiando da Huacho a Lima per ridarmi forza. Resta vera una frase di San Francesco che dice: “Donando, si riceve”, perché io ho la medaglia d’oro di donatore di sangue per 50 trasfusioni.

É successo anche questo. Da un’ora i dottori erano giá pronti in sala operatoria, ma non arrivava il via libera dall’amministrazione economica della Clinica. Chi paga? Momenti drammatici, telefonate nazionali e internazionali fino alla garanzia da Milano di una copertura assicurativa totale. Io ero sul lettino, in attesa, ignaro del problema! Giá siamo a metá luglio, ho ripreso un po’ di colore, cammino a passo lento con i muscoli riattivati dal fisioterapista, mentre le medicine e i controlli fanno il resto.
Su Facebook pubblicavano notizie sul mio stato di salute, con foto che arrivavano anche in Francia, Africa e India con il vantaggio di formare catene di preghiere per il mio recupero. Grazie, non sapevo di avere tanti amici nel mondo.
Quanti consigli mi hanno dato e mi danno, soprattutto ora che siamo nell’inverno peruviano e una folata di vento freddo puó sempre danneggiare i mei delicati polmoni. Staró attento, senza dimenticarmi che gli anni passano, tanto piú che ho giá compiuto i 54 anni dalla mia Prima Messa.

VIVA LA FRANCIA E VIVA ANCHE IL PERÚ

Tutti sappiamo che ha vinto meritatamente la Francia. Contentissimi i miei cugini che abitano in Francia, collegati in Facebook, naturalmente. Il piccolo e grande Perú ha tentato di fermare la sua avanzata trionfale proprio nella prima fase. Lí il Perú era arrivato dopo 36 anni di digiuno dai mondiali, era caricato e sospinto da 30 mila tifosi coloriti e vivaci. Il Perú di Paolo Guerrero entró con coraggio in campo contro la Francia, con un altalena di opportunitá fino a quando il nuovo folletto francese, il diciannovenne Mbappé, collocó dolcemente il pallone nella rete peruviana al 34° minuto. Nella ripresa Aquino sfiora il pareggio colpendo l'incrocio dei pali con un gran tiro dalla distanza. Che sfortuna!
Ho visto la partita seduto sulla poltrona da convalescente e subito mi é uscito questo commento: “La Francia deve vincere il mondiale, ora che ha battuto il Perú”. Se avessi fatto una scommessa…

E la Croazia, chi la conosceva? Il Perú sí, perché l’aveva sconfitta con un secco 2-0 in un amichevole il 24 marzo 2018. La cronaca dice: “Allo Stadium di Miami decidono le reti di Carrillo al 12' e Flores al 48'. Perù in dieci per l'espulsione di Yotun nel finale. In campo nella Croazia anche la nutrita truppa di 'italiani', con il doriano Strinic, gli interisti Brozovic e Perisic, lo juventino Mandzukic il milanista Kalinic”.
La Croazia peró seppe fare tesoro della sconfitta, correggere gli errori per arrivare alla finale. É Subcampione del mondo. Il Perú potrebbe essere al suo lato..

Dai mondiali il Perú é uscito a testa alta con limpido 2-0 contro l’Australia, grazie a uno spettacolare tiro al volo di Carrillo e a un tocco magico di Paolo Guerrero. Finalmente si é potuto gridare GOOOOL dopo 40 anni.
La febbre mondiale é stata altissima in ogni angolo del Perú. Schermi giganti e televisori a grandissime dimensioni sono apparsi dovunque. Il momento in cui il grido di 30 milioni di persone é rimasto in gola fu quando il giocatore Cristiano Cueva sparó verso il cielo un rigore che avrebbe aperto altri orizzonti alla squadra biancorossa.
Ora si pensa a Qatar 2022, spero di mandare un giocatore del mio vivaio.
Per il 2026 si sta preparando un difensore che sfiorerá i due metri d’altezza, si chiama Sneyder, ora ha 13 anni, alto 1,69 e un piede sinistro micidiale.
“Se son rose, fioriranno”, dice un proverbio italiano.

Padre Antonio Colombo

Huacho 22 luglio 2018