FIORI DEL NATALE 2018

UN GIGANTE: PADRE UGO DE CENSI

Su Facebook ho scritto: “Anche don Ugo è parte della mia vita, ognuno getta un seme nel cuore dell'altro, anche senza accorgersi. È un mistero della fede anche questo”.
Questo nome entrò nelle mie orecchie circa cinquanta anni fa, quando in Italia vari gruppi giovanili scoprirono la bellezza di fare qualcosa per il mondo missionario, partendo dal proprio campanile. Parlo di Mani Tese di Milano, di Raul Follereau con i suoi lebbrosi, dell’industriale Candia per il Brasile, di padre Barbieri con la Coopi, delle Formiche di Cerro Maggiore che la domenica mattina si sporcavano le mani per raccoglie carta straccia e rottami per le missioni.
Qui spunta l’associazione Mato Grosso di padre Ugo de Censi, un salesiano della Valtellina che infiamma i cuori e trascina i giovani dagli oratori della pianura padana alle foreste dell’Amazzonia e poi sulla catena delle Ande del Perù.
Passano gli anni e nel 2010 nella cattedrale di Huacho mi trovo davanti ad un gigante da 1.85 m. di altezza – un poco curvo per gli anni – che presenta un suo giovane Miguel Minaya, peruviano stavolta, per essere consacrato sacerdote. Il suo fuoco aveva incendiato e trasformato tutta un’immensa zona sulle Ande anche con l’aiuto di migliaia di volontari italiani, da Alba, una mia compagna delle elementari a Casatenovo! Cosa non è uscito – e continua a uscire – dalle loro iniziative: artigiani, scultori, guide alpine, agricoltori modernizzati, infermieri e anche sacerdoti, tutti con lo stesso gusto di stare insieme per cantare a Dio e fare del bene al prossimo.


Si è spento il 2 dicembre 2018 in Lima a 94 anni, attivo fino all’ultimo respiro, sempre con un’idea nuova in testa per stimolare i suoi giovani. Un autentico San Giovanni Bosco degli anni 2000.
Ho cercato di visitarlo a metà novembre, ma troppo tardi, era già quasi in coma. Sfruttando i mezzi moderni posso dire di averlo accompagnato insieme a 20.000 persone fino alla sepoltura a Chacas, la sua casa, sotto la cima del nevaio Huascaràn alto 6700 metri, il sogno di ogni scalatore provetto.
Il suo motto: “Dio solo” è stato scandito in mille modi lungo tutti i sei giorni e le sei notti del suo trionfale funerale dalla città di Lima fino alla regione montagnosa di Ancash, sostando ad ogni centro da lui fondato.
Tocca a tutti noi aver cura della sua “baracca” come diceva un altro gigante della bontà don Carlo Gnocchi, apostolo dei bambini rimasti mutilati nella seconda guerra mondiale.


VERSO NATALE CON BAMBINI PICCOLISSIMI

Tocca agli studenti del corso d’italiano aprire il cuore verso i bisognosi. Solo 23 hanno fatto e superato l’esame quest’anno. Hanno avuto vari contrattempi, soprattutto con la mia lunga malattia che non mi ha permesso di essere né professore né direttore. Sono stati bravi lo stesso, con lo spirito di allegria e di generosità che li distingue. Hanno ricevuto le pagelle con un sorriso già degno del Natale, pronti a condividerlo.
Ora sanno che fu proprio il patrono della scuola, San Francesco di Assisi, a fare il primo presepio della storia a Greggio nel 1223.
Tutti vogliono continuare a trasmettere lo stesso messaggio di amore. “ Per anni si sono visitate le immense zone periferiche di ex Fujimori e Tupac Amaru, ma dove andiamo quest’anno, siamo in pochi come numero e con pochi soldi nelle tasche per comprare i regali?” Qualcuno suggerisce: “C’è Maria Ibañez, un’ex alunna, che gestisce una scuola per bambini speciali, andiamo da lei!”


Mercoledì 12 dicembre siamo andati a fare la cioccolattata tra i piccoli del Prite di Manzanales: una struttura nuovissima, ottimamente attrezzata per accogliere bambini da 1 a 3 anni, con problemi motori e di linguaggio. Ci ha aiutato un simpatico giocoliere (payaso) che è riuscito a far muovere e sorridere i bambini e le loro mamme. Sono state due ore volate via in fretta con i canti a Gesù Bambino, l’arrivo di Babbo Natale, una tazza di cioccolata calda preparata da un ingegnere informatico nostro alunno, una bella fetta di panettone e tanti bei giocattoli. A ciascuno dei 30 bambini presenti ho dato una grande stampa dell’Angelo Custode da collocare sopra il loro lettino.
Bello il commento di una studentessa: "Essere felici è fare felici gli altri". I piccoli angeli sono stati contenti, insieme alle loro stupende mamme e alle educatrici. Mentre già stavo per uscire, una mamma mi ferma, ha un volto pieno di serenità e occhi luminosi. Mi dice: “Padre questo bambino di tre anni che ho in braccio è un miracolo. Verrò a trovarla, voglio che conosca la nostra storia”. L’aspetto davvero.


VERSO NATALE OLTRE IL DESERTO

Sono otto anni che discendenti d’immigrati della “Nuova famiglia italiana in Huacho” viaggiano per due ore su strade dissestate per fare felici i bambini di tre piccole scuole racchiuse tra deserto, montagne aride e il fiume Supe.
La preoccupazione è per la mia salute, non potrò guidare la macchina, la polvere del deserto può danneggiare di più i miei polmoni, e il caldo afoso... Alla fine si decide e basta: ”Andiamo, ci aspettano da un anno!” Giovedì 13 dicembre un pulmino e una camionetta Toyota, strapiene di persone e di regali, si mettono in cammino attraverso un variegato panorama, prima la piantagione di canna da zucchero, poi il canalone stretto tra montagne disseminate di cactus, deserto rossiccio e alla fine la valle verde che produce frutta svariata, a partire da succosissime angurie.
Immancabile e eccitante una sosta per cercare i frutti rossi e spinosi dei cactus per poi viaggiare con prudenza sul percorso accidentato tipo Dakar (quest’anno tutte le tappe saranno nel sud del Perù). Finalmente appare la piccola, nitida e bianca scuoletta di Peñico con 4 bambini che stanno giocando con un pallone sgonfio. Subito interrompono e mi corrono incontro, mentre io estraggo dal cilindro magico un nuovo pallone azzurro sotto i loro occhi spalancati. Questa freschezza e semplicità ci accompagnerà tutto il giorno, prima con la Messa nella cappellina al calore del mezzogiorno e poi in una aula per un pranzo squisito offerto a tutti e quindici gli “italiani” del gruppo. In attesa delle altre scuolette, mi dirigo all’incontro con Emilio Magni, l’attuale capostipite di seconda generazione di chi è arrivato proprio in questa valle nel 1870 da Vimercate, provincia di Milano. Ha 82 anni ben portati grazie al suo vivere in mezzo alla campagna attento ai suoi venti porcellini d’India, all’orario in cui deve arrivare l’acqua per l’irrigazione, senza perdere d’occhio il nipotino che vuole andare alla nostra festa. Si comprano 10 angurie saporitissime, diamo il passaggio a due famigliole ben contente di risparmiare 4 chilometri a piedi con i loro bambini in braccio che aspettano il regalo.


Le bandiere del Perù e d’Italia sventolano festose dando il via a due ore ricche di spirito natalizio. Il gioco delle sedie, la corsa tre gambe con capitomboli, la gara per piccoli e grandi a chi mangia e beve più in fretta, tra grandi risate ora che sono arrivati tutti, dal nonno 85 enne in carrozzina a vari neonati ben protetti dal sole dalle loro mamme. Ci sono anche tanti vestiti che vengono raccolti con un perfetto ordine da mamme e nonne, mentre si fa la gara di canti natalizi, vinta da una bambina di cinque anni. Troppo caldo per la cioccolata, ed ecco apparire una bibita per tutti, la fetta di panettone e 100 e più giochi per bambini e bambine. Sempre c’è chi vuole fare il cambio, se si riesce, lo si accontenta, vedendo anche la gentilezza con cui lo chiede Le montagne attorno si tingono di rosa e ci dicono che il sole sta per tramontare ed è meglio tornare a casa prima che faccio buio. Ma nessuno ha fretta, sono nel loro ambiente, si conoscono tra di loro e sono felici. Più preoccupato sono io che mi ero fatto controllare la pressione al piccolo ambulatorio accanto alla scuola, scoprendo sulle braccia due grossi ematomi, forse per colpa di una medicina di troppo.
Già in macchina guardo fuori per vedere e salutare la gente. Immediatamente mi colpisce qualcosa d’interessantissimo e quasi grido perché qualcuno scatti una foto istantanea. La foto mi piace tanto che ora è qui sullo schermo del mio computer, anno 2007, dono dell’Altopiano di Seveso. Descrizione: sullo sfondo i pendii di due montagne al tramonto, uno color rosa, l’altro marrone mentre ci sono persone in cammino su un sentiero appena tracciato nel deserto. Apre il cammino una giovane donna seguita da altre cinque più un uomo con il bambino in spalla. Una donna aiuta l’altra a sistemarsi una bambina sulla schiena, una si ferma ad aspettarle, mentre un’altra tiene per mano le sue due bambine. La quinta, che ha pure una bambina piccola nel suo scialle nero sulla schiena, si volta a vedere perché si è rallentato il treno. Tutti hanno le mani occupate dai regali ricevuti, sono serenissime, in cammino verso la loro capanna di Betlemme, senza paura perché il deserto fiorisce con la bontà di Gesù Bambino.
A sorpresa il nostro autista del pulmino, tanto incerto all’andata, ci ringrazia, non aveva mai vissuto un’esperienza così facendo del bene con piccole cose. Effettivamente abbiamo visto che si era intrufolato anche lui con tutti, con gentilezza e spontaneità.
Tornato a Huacho, partecipo per 15 minuti alla festa per la consegna delle pagelle agli studenti di italiano, poi faccio un salto all’Ospedale per farmi controllare gli ematomi. La dottoressa Rosita ne scopre altri due piccoli, ma noto che non è allarmata, mi fa sospendere due medicine e poi mi lascia andare a casa ripetendomi per l’ennesima volta la raccomandazione: “Stia più attento, padre Antonio!”
Quando l’ascolterò davvero?


VERSO IL NATALE IN CARCERE

Ho incontrato Babbo Natale in carcere e l'ho abbracciato. Questo è stato un momento intenso dell’8°concorso presepi nel Carcere di Carquin, con 2000 interni. Il Bambino Gesù nasce dappertutto, la sua grotta di Betlemme è anche qui.
E si fa festa cantando e ballando come dimostra il video pubblicato su Facebook con 500 riproduzioni e tanti commenti.
Yà llegò la Navidad - È già Natale! Così grida a squarciagola il primo ballerino del terzo padiglione, guidando e mimando il canto natalizio più tipico del Perù: “Burrito sabanero” (l'asinello del deserto), mentre spunta un grassoccio Babbo Natale con la canzone della renna Rodolfo dalla narice grossa che guida la slitta al ritmo del tamburo toccato all’africana dal mio amico Gimmy. Babbo Natale mi fa saltare in piedi, io voglio abbracciarlo, ma lui m’invita a danzare. Io resto impacciato, allora Babbo Natale corre dal Direttore del carcere che invece sta al gioco e fa tutto un giro di danza con lui, scatenando l’entusiasmo di tutti. Il Direttore, emozionato, annuncia un giorno speciale di visita delle famiglie proprio per il giorno 24, la vigilia. Gesù Bambino è incredibilmente vivo dopo 2018 anni e addolcisce i cuori.
Tutto questo avviene nel padiglione tre che otterrà il secondo premio, superato dal quinto che ha allestito un presepe con tutte le scene del Natale, ha fatto una recita sempre con tanto di pastori, magi, Erode e una statuina di Gesù Bambino in braccio a una signora volontaria. Per concludere ecco una poesia struggente, letta dallo stesso autore.


UNA SEDIA IN PIÙ

Natale è stare con te
Tutti i giorni con te
È Natale
In te brilla la luce
Che illumina
La nostra casa.
Quando prepari la tavola
Metti una sedia in più.
Dal luogo dove mi trovo,
Al luogo dove tu sei,
Verrò
Per stare con te
In questa notte di Natale.
E quando scocca
La Mezzanotte
In questa notte di pace
Guarda la sedia vuota
Perché lì
Io mi siederò.

Arturo Maguiño


Mi aspettavo qualcosa in più dagli altri padiglioni, ero preoccupato, temevo fossero in castigo. Mi rassicura il Direttore che mi dice: “Padre, è un po’colpa sua, lei era sempre ammalato, pensavano che non sarebbe venuto, non si sono preparati in tempo!"
In compenso ho trovato più vivaci le donne che hanno fatto un discreto presepe, hanno cantato quattro canzoni, mentre spuntavano alle spalle tre bambinetti che sono lì chiusi con le loro mamme. Carlos, il nostro fotografo autorizzato, ha preso nota della loro età ed è tornato, subito dopo Natale, con 6 regali adattissimi per loro.
Sono state un totale di quattro ore anche per dare tempo alla giuria di stilare il rapporto finale con relativi premi con quadri religiosi, Bibbie e l’immancabile calendario artistico del 2019.
Nella Messa di Mezzanotte di Natale ho pensato a quella “Sedia in più” del poeta Arturo.


NATALE CON POCHE STELLINE

Qui vale proprio il detto: “Natale con i tuoi”, in casa, in famiglia con la mezzanotte segnata da botti e fuochi d’artificio e con il bambino più piccolo che colloca il Niño Gesù nel presepe. Non è una festa da far riempire la Chiesa, è tradizione così, come quella di andare nel pomeriggio in spiaggia per festeggiare l’arrivo dell’estate.


Il mattino di Natale, per la seconda volta, ho invitato a colazione 25 bambini e ragazzi che erano rimasti soli nella casa della Beneficenza, mentre altri 20 erano andati dai loro genitori o padrini. Siamo stati quindici minuti in chiesa davanti all’artistico grande presepe, hanno cantato e pregato e poi subito siamo passati a un ristorante della Piazza d’Armi per un’abbondante colazione tipica di Huacho. I piccoli erano felici e scatenati, mentre ho notato tristezza sul volto di alcune ragazze adolescenti. Più disinvolti i ragazzi già sui 16 anni, specialmente i tre che fanno grandi progressi nella mia squadra di calcio.
La Messa della sera di Natale ha ritrovato brio con il gruppo dei 45 piccoli cantori, felici nelle loro divise nuove. Hanno continuato a cantare per mezz’ora mentre la gente baciava il Bambinello, con calma e serenità.
Qui Santo Stefano non è festivo, ma il gruppetto italiano rimasto si è allegramente ritrovato: Don Vittorio, io, un giovane di Ravenna, e sei suore. Abbiamo messo due sedie in più per suor Lucia a Parma e don Arturo a Catania, ricordando la poesia della “Sedia in più...” Anche noi li abbiamo sentiti presenti.


ANNO NUOVO, AUTORITÀ NUOVE

È il primo gennaio 2019 e nel giardinetto di casa mia sono spuntati i primi due fiori di oleandro. Nella Cattedrale ci sono due Messe specialissime, una per il nuovo Sindaco della città, Eddie Jara Saalazar, e una per il nuovo Presidente della Regione, Ricardo Cahavarría Oria. Celebra il Vescovo Mons. Santarsiero, io sono a suo lato con altri cinque sacerdoti, mentre autorità e iscritti ai partiti vincenti riempiono la navata.
Le elezioni comunali sono state fatte il 10 ottobre, mentre il ballottaggio per la regione il 9 dicembre. Il quadriennio 2019 – 2012 comincia oggi proprio con una Messa solenne a richiesta degli eletti. Che si penserà di questo gesto in Italia?
Come lettori, si prestano i consiglieri e alla fine quasi tutti fanno la Comunione. Il Vescovo, più che un’omelia biblica, utilizza il messaggio di Papa Francesco per la Giornata della Pace 2019. Strana coincidenza, contiene tutta una pagina con una specie di decalogo per i politici. Il Vescovo si trova a suo agio nel leggerlo con commenti personali e consigli alle nuove autorità. Lo sento più sciolto con il Sindaco Eddie Jara che conosce da anni, meno invece con il Presidente regionale Ricardo Chavarría, un impresario entrato in politica. Come battuta dice: “ Non tocca a me incoronarvi come facevano i vescovi nel Medio Evo, posso solo benedire i simboli del vostro potere-servizio”.


Dopo la Messa delle nove del mattino, il nuovo Sindaco raggiunge la Piazza d’Arma per tutta la cerimonia civile con l’innalzamento della bandiera nazionale, il giuramento con la mano sulla Bibbia e sguardo al Crocefisso, ricevimento della fascia bianco rossa, posa al collo del medaglione comunale finendo con il discorso programmatico. Tutto avviene su un gran palco ben decorato mentre tanta e tanta gente sta sotto teloni bianchi azzurri. Una vera festa, bella e serena che fa sperare in una davvero buona gestione per il bene della città di Huacho e la sua provincia con i suoi 227.000 abitanti.
Ancora più solenne l’insediamento del nuovo Presidente della Regione Lima che ha un territorio immenso con nove province dalla spiaggia dell’oceano alle alte cime delle Ande.
È già sera, ma tutto è così ben programmato che è un piacere assistere sotto i teloni con i colori bianco e rosso della bandiera del Perù. Quando sento il freddo pungermi alle spalle vado a casa, certo di poter vedere la cerimonia in televisione su Canale Plus che dicono sia proprietà del nuovo presidente. Il discorso dell’ingegnere settantenne Ricardo Chavarría è sobrio, ricco di promesse con una frase ben scandita: “Non vi deluderemo, vedrete i fatti, fidatevi!” Quanti applausi e quante foto per fissare in immagini questo momento tanto sognato da Chavarría al quarto tentativo elettorale. In più, proprio durante questo quadriennio cadrà la data storica del 28 luglio 2021 per celebrare il Bicentenario dell’Indipendenza del Perù dagli spagnoli, con il primo grido di libertà lanciato dal balcone di Huaura, la cittadina che è a solo 10 km da questa Piazza.
Il partito Forza Regionale del Presidente ha come simbolo un alberello verde. Il desiderio suo, e nostro, è che cresca sempre verde – senza corruzione – e si moltiplichi riempiendo di alberi sia il deserto sia le aride montagne della Regione.


E ora godiamo l’estate e le vacanze scolastiche.
Sereno anno 2019 per tutti.



Padre Antonio Colombo

Huacho, 20 gennaio 2019